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MENDICANTENon solo i giovani ma anche alcuni padri di famiglia
IN FUGA DALL’ISOLA
A La Maddalena sembra di essere tornati nei primi anni del secolo scorso quando gli italiani (la maggior parte del Sud) cominciarono una massiccia emigrazione verso l’America e verso alcuni Paesi europei.
di Salvatore Faggiani
Sembra di richiamare alla mente cose già vissute, già sperimentate, già viste: un opportunismo déjà vu. Si, quello che sta accadendo nell’Isola pare la fotocopia di un periodo già vissuto nei primi 60 anni del secolo scorso nel nostro Paese: emigrare all’estero. Allora le cause maggiori furono le due tragiche guerre mondiali e una politica dittatoriale, oggi una cattiva politica nazionale, regionale e locale costringono i nostri giovani maddalenini e, purtroppo, anche alcuni padri di famiglia ad emigrare all’estero per formarsi un avvenire i primi e poter dare una vita dignitosa alla propria famiglia i secondi. Eppure, se la memoria non ci tradisce, ne dubitiamo, l’attuale Amministrazione aveva promesso 1000 posti di lavoro! Promessa simile a quella di berlusconiana memoria, ridotta nel numero ma di identico effetto: una vera e propria panzana elettorale. Non solo non è stato creato alcun posto di lavoro, ma addirittura si è registrata una graduale e drammatica diminuzione del lavoro stesso che sta causando delle infelici e dolorose situazioni famigliari tanto che alcuni padri di famiglia come molti nostri giovani hanno lasciato, lasciano e stanno lasciando l’Isola. Bisogna riconoscere che è una situazione che coinvolge tutta l’Italia, ma quello che lascia basiti è il modo con cui viene gestito a La Maddalena questo stato di cose: nessun intervento, nessun progetto, niente di niente soprattutto nei confronti dei giovani e del loro universo. La difficoltà di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro è, come già detto, un problema comune a tutto il Paese, ma a La Maddalena è più acuto che altrove. Stiamo rischiando di compromettere permanentemente il futuro di un’intera generazione. Non è troppo tardi per intervenire, ma non si può perdere altro tempo. Per capire come affrontare il problema bisogna individuarne la natura. A La Maddalena, nella fascia di età tra i 16 e i 30 anni, c’è un divario di occupazione notevole rispetto al resto d’Italia. I giovani maddalenini lavorano meno di altri per due ragioni: sono meno quelli che cercano lavoro (cioè la partecipazione alla forza lavoro è più bassa che nel resto del Paese), e tra quelli che lo cercano in meno lo trovano (cioè il tasso di disoccupazione è più alto). Questo notevole divario non dipende dal fatto che i giovani maddalenini studiano di più e quindi non lavorano perché stanno investendo per il loro futuro. Nella fascia d’età 25-34 anni, i maddalenini che hanno una laurea sono di gran lunga inferiori al resto dei giovani indigeni di paesi anagraficamente simili alla nostra isola. Non solo i nostri giovani lavorano poco, ma sempre più sono impiegati in contratti temporanei o stagionali, in particolare estivi, che raramente o quasi mai sfociano in contratti a tempo indeterminato. Ecco che aumenta il fenomeno di vivere più a lungo con i genitori che, purtroppo, causa l’allungamento dei periodi di disoccupazione da giovani con conseguenze permanenti sulla carriera lavorativa perché rendono le persone meno impiegabili. Ciò ovviamente non significa che i genitori maddalenini non siano interessati al futuro dei propri figli. Ma si è creato un equilibrio per cui i genitori si occupano del benessere dei figli attraverso la famiglia, mentre come società adottiamo politiche che rendono difficile ai giovani rendersi economicamente indipendenti. La famiglia è diventata il meccanismo di protezione dei giovani. Il lavoro sicuro (prima) e la pensione (dopo) del padre assicurano un minimo di supporto per figli precari. La loro sopravvivenza è assicurata, la crescita, il dinamismo ed il futuro dei giovani stessi no. Il problema dei giovani a La Maddalena non è solo economico. Stiamo creando una generazione sfiduciata, disillusa che non s’impegna perché non trova sbocchi e non vede per sé un futuro. Perdiamo molti bravi giovani che se ne vanno all’estero. Giovani che non trovando un normalissimo lavoro all’Isola o in Italia lo cercano, e lo trovano, altrove. Una generazione di scoraggiati non si riproduce né economicamente, né demograficamente e crea un pericoloso circolo vizioso. Queste spirali si possono arrestare, ma solo se si interviene presto, altrimenti diventa impossibile fermarle.

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