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Galleria Disoccupazione: pochi alibi e tante responsabilita’

disoccupazioneLa Maddalena merita la maglia nera

Sono molte le componenti che fanno meritare all’Isola la maglia nera della disoccupazione giovanile: struttura economica, miopia sindacale e immobilismo politico/amministrativo.

di Salvatore Faggiani

Il vaso di Pandora è stato aperto ed ormai il dato shock della disoccupazione giovanile a La Maddalena è sotto gli occhi di tutti. Quello che era percezione o luogo comune è ormai un dato statistico che crea inquietudine e timore in città. Manca solo il colpo di grazia, come è successo in passato a Livorno, e cioè finire sulle pagine del “Sole 24 ore” e allora nessuno potrà più nascondersi dietro le proprie responsabilità ovvero dietro la maglia nera. Ma quali sono i fattori che hanno portato a questa situazione? Fondamentalmente tre: il tessuto economico maddalenino che ha subito più di altri la crisi, una miopia sindacale che per anni ha lasciato al proprio destino i giovani e soprattutto non ha percepito negli anni ’80 la gravità della chiusura della scuola operai dell’Arsenale M.M., che ha causato nel tempo l’impoverimento professionale dei nostri giovani, non permettendo loro di usufruire di una importante scuola didattica professionale, e un’incapacità dell’amministrazione comunale di accompagnare lo sviluppo di settori e professionalità di qualità. Ma andiamo con ordine.
1. Il tessuto economico maddalenino
La Maddalena è una cittadina che ha vissuto il proprio boom occupazionale fino alla fine degli anni ’90 su una triplice direttrice: turismo familiare o turismo medio, marina militare e settore pubblico, base U.S. Navy. Un’economia basata su posti sicuri e garantiti, al tempo poco soggetti a competizione nazionale e che avrebbero garantito pensioni dignitose per tutti. Dagli anni 2000 in poi una mancata organizzazione economico-turistica, la partenza degli americani e il graduale ma costante distacco della Marina dall’Isola hanno causato uno tsunami economico che ha acuito in maniera esponenziale l’attuale crisi, senza considerare che la chiusura e la riqualificazione (???) dell’Arsenale M.M. è stato l’inizio del precipizio. Turismo, commercio e trasporti marittimi sono stati fra i settori più penalizzati dalla crisi finanziaria che ha travolto la cosiddetta economia reale e tutti e tre sono ben presenti nella nostra realtà economica. A questi vanno aggiunti un settore pubblico sempre più ridimensionato da decisioni del governo nazionale, dalla miopia sindacale e dall’incapacità delle amministrazioni locali che si sono succedute nel tempo, con la conseguente notevole diminuzione di lavoratori.
2. La miopia sindacale
La Maddalena era conosciuta come la “piccola Parigi” per la vivace attività culturale ed economica. Fino alla massiccia permanenza della Marina Militare, all’esistenza dell’Arsenale M.M. e alla presenza della base americana la ricchezza economica e del lavoro dell’Isola è sempre stata garantita. La chiusura della scuola operai dell’Arsenale negli anni ’80 e il declassamento dello stesso nel 1992, perché definito dal Governo “struttura non più necessaria alle specifiche esigenze della Difesa”, non hanno trovato una valida reazione e/o opposizione politico-sindacale sia a livello nazionale che regionale e locale. Il contesto economico nazionale e il tessuto economico del territorio tuttavia non possono essere un alibi per i partiti e i sindacati che hanno gestito questa fase in modo pessimo. Tenere in vita per altri anni la scuola operai (come ha fatto La Spezia), avrebbe permesso ai giovani, anche in assenza di eventuali assunzioni nella struttura militare, ad ambire, tramite la mobilità, a possibili posti di lavoro presso altri Enti statali ovvero a probabili posti di lavoro in Aziende private perché in possesso di profili professionali di assoluta efficacia considerata la validità della scuola operai. La riqualificazione dell’ex Arsenale M.M., nata in prospettiva G8, è stata vista dalle organizzazioni sindacali come un toccasana per l’economia maddalenina. Noi indigeni siamo testimoni quotidiani dello scempio e del degrado della tanto declamata Grande Opera e di quanti posti di lavoro essa ha creato per i nostri giovani! Nello stesso tempo siamo anche testimoni dell’immobilità politico-sindacale su queste infrastrutture dimenticate e abbandonate all’usura del tempo e del mancato utilizzo.
3. L’incapacità e le responsabilità dell’amministrazione
In questo contesto devastante l’amministrazione comunale si è dimostrata inadeguata. La Maddalena è una cittadina che basa l’offerta di lavoro su professionalità di medio-basso livello. Tanto che non è un caso isolato che a molti laureati venga consigliato di togliere la laurea dal curriculum quando vanno in cerca di lavori di basso profilo: ai datori di lavoro non piace che uno abbia troppe aspettative e si senta declassato. Il Comune in tutti questi anni non è riuscito a creare posti di lavoro intorno a progetti culturali o a progetti di turismo. E pensare che questa amministrazione, oltre ad aver promesso 1000 posti di lavoro, ha avuto la possibilità di crearne come ad esempio il progetto di Punta Rossa fermo da sei anni. Un’amministrazione che ha espresso soddisfazione per la partenza degli americani e per la riduzione della presenza militare della Marina (finalmente ci consegna le chiavi della città ha esternato il Sindaco). Non ci sono alibi. Tutti hanno delle responsabilità, a partire da chi ci amministra fino ad arrivare a Roma. Ma le responsabilità sono anche di tutti noi che continuiamo a tenere i giovani ai margini della politica, che non vogliamo capirli, che gli impediamo di lottare, che li desideriamo apolitici che non è altro che il sinonimo di apatici. Così non facciamo il loro bene perché solo chi è protagonista della propria vita pubblica può riacciuffare la storia. Altrimenti sono destinati a viverne ai margini. Spengiamo la televisione e incazziamoci.

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