Un documento storico che poi ha portato alla ‘trasformazione’ della nostra isola. Da li a poco avrebbero messo in fresco le bottiglie di champagne. Oggi ci troviamo senza americani e qualcuno punta anche a rimanere senza la nostra amata Marina Militare. In tre anni 1000 posti di lavoro, credo che a questo punto ne abbiamo perso molto di più. Abbiamo visto solo disoccupazione.
MERCOLEDÌ, 05 OTTOBRE 2005
“La Nuova Sardegna”
Il sindaco Comiti: «Pensiamo a un futuro senza gli americani»
SILVIA SANNA –
Un piano d’evacuazione definito «inutile», la paura del futuro, l’amara sensazione che si prova nel sentirsi un po’ soli. Ma con una grande certezza dentro di sè, che non è stata scalfita dal tempo: gli americani devono lasciare l’arcipelago, la Maddalena ha già dato abbastanza. Il sindaco Angelo Comiti ne è convinto, però chiede garanzie, «perché i bei discorsi non portano lontano: bisogna assicurare alla gente un posto di lavoro».
La questione della presenza dei militari Usa a Santo Stefano è rimbalzata lunedì mattina nell’aula consiliare, dove l’argomento all’ordine del giorno era in realtà il futuro dell’arsenale e la sua riconversione in chiave industriale. Sarebbe stato strano il contrario, considerato il fatto che la Marina Usa ha mostrato interesse verso l’area operativa di Marisardegna, con annesse le caserme Faravelli e Sauro. Uno scenario da scongiurare, secondo il Consiglio, in quanto tarperebbe le ali al progetto di trasformare i 15 ettari che ruotano intorno all’arsenale nel regno della cantieristica nautica di qualità. E, contemporaneamente, porterebbe a un ulteriore rafforzamento della marina militare americana nell’arcipelago. In realtà, l’obiettivo è opposto: creare nuovi posti di lavoro (tanti) nell’arsenale per non sentire la mancanza di quelli (pochi) garantiti attualmente dalla Us Navy. Ecco perché i due discorsi inevitabilmente si intrecciano. Ma mentre sulla necessità di riappropriarsi dell’area dell’arsenale (interamente, non solo una porzione), i consiglieri maddalenini lunedì mattina hanno dimostrato di filano d’amore e d’accordo, sul nodo centrale relativo alla presenza Usa i pensieri sono differenti.
La maggioranza e un’anima della minoranza premono perché i sommergibili prendano il volo quanto prima: a patto che, nel frattempo, si individuino forme economiche alternative. L’altra anima dell’opposizione non sente invece il peso della servitù militare, nè il potenziale pericolo di inquinamento radioattivo. È chiaro che un accordo sull’argomento potrà arrivare unicamente quando sul tavolo atterreranno progetti validi per il futuro che consentano all’economia maddalenina di reggersi da sola sulle sue gambe. Partendo dall’ex arsenale militare, appunto. Che dovrebbe essere svincolato dall’Agenzia Industria e Difesa e passare prima alla Regione e poi al Comune. Una battaglia giudicata fondamentale da Gavino Sale, consigliere provinciale di Sassari e leader dell’Irs. «Caro sindaco – ha detto intervenendo nella seduta del consiglio comunale – lei deve avere coraggio. Diventi leader di un momento storico, della rivolta contro la schiavitù. La Maddalena alzi la testa, recuperi la dignità perduta, schiacciata con disprezzo dall’invasore».
Un appello appassionato che ha strappato applausi e suscitato la replica del sindaco Comiti. «Il coraggio non mi manca di certo – ha detto – così come la coerenza: da 20 anni ripeto che le servitù militari devono sparire. Ma da solo non posso fare granché. Il ruolo del sindaco non è per niente semplice: a stretto contatto con i cittadini, a cercare di dare risposte ai loro dubbi e alle loro mille paure sul futuro. Ecco perché ho bisogno di aiuto».






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