L’isola sta sprofondando, la gente non sa più che pesci prendere, e il Governatore, sicuramente spinto da qualcuno isolano che è diventato grande grazie a mamma Marina, invece di preoccuparsi delle cattedrali nel deserto o risolvere il problema dei trasporti, Sanità ecc. ecc. pensa a Guardia del Moro. PERCHE’? Dagli altri problemi non sanno come uscirne. Antonello Sagheddu
Di Salvatore Abate
Il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, ha agito come impone il copione. Quello delle servitù militari è un tema agitato da altri prima di lui. Uno dei predecessori, Renato Soru, ne è stato il campione. Guardia del Moro è divenuta un simbolo dell’ortodossia autonomista, un’icona davanti a cui pregare per ottenere una grazia o per allontanare il Male rappresentato da uno Stato ingiusto e prevaricatore. Tanto abbiamo sentito di Guardia del Moro, di Punta Sassu, nell’isola di Santo Stefano, che, da maddalenini colpevolmente ignoranti sui toponimi, siamo diventati degli esperti di toponomastica. Pigiaru batte i pugni sul tavolo del Governo: “non vogliamo più quella servitù!”. La coerenza è una virtù. Sovrastimata. Il nostro presidente ne un luminoso esempio, di coerenza. Se vogliamo osservare l’altro lato della medaglia, invece più che di coerenza parleremo di inopportunità. Visto il momento storico vissuto, infatti, quello della servitù di Guardia del Moro è un falso problema. I problemi che , chissà poi perché, sono sempre sul tappeto, e a volte sotto il tappeto come la polvere che si vuole nascondere nel salotto di casa quando giunge all’improvviso un ospite di riguardo, secondo la nostra modesta opinione, sono ben altri, e di ben altra rilevanza, a proposito del futuro della nostra comunità. Quella di Guardia del Moro è la madre di tutte le battaglie, mentre non lo è, che strano, quella per salvare la flotta pubblica Saremar che chiuderà presto i battenti: in questo caso la Regione ci deve convincere che la privatizzazione dei servizi marittimi è cosa buona e giusta, e che i dipendenti dell’azienda messa in liquidazione, nonostante cessino il loro rapporto alla fine dell’anno in corso, non perderanno il lavoro. A proposito di beni ex demanio militare di cui ora è “proprietaria” la Regione, aggiungiamo un colpo basso: l’ex Arsenale vale meno del poggio sull’isola che ospitò la base americana e della galleria sottoroccia che ispirò più di una leggenda strumentalizzata politicamente? E la batteria di Punta Rossa, quanto vale? Il nostro presidente , smetta i panni di piccola vedetta antimilitarista, indossi quelli di paladino degli interessi della Sardegna, e rivendichi il pieno possesso dell’ex Arsenale. Commissioni progetti per il recupero di Punta Rossa o di un altro vecchio gioiello di famiglia, l’area di Caprera dove è sorto negli anni cinquanta del secolo scorso, e dove era operativo fino a un decennio fa, il Club Méd, ché anche questa é di proprietà della Regione. Questi sono alcuni dei veri problemi, secondo noi. Il resto, è frustrante retorica. A meno che non si programmi di realizzare un albergo a cinque stelle, destinato a pochi, anche all’interno della galleria di Santo Stefano. Questa sarebbe un’idea originalissima. Il buon gusto esiste!.






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