Attualità»

Galleria L’Isola che non c’è più

la maddalena dall'alto copiaDi Francesco Palopoli –

L’amico Antonello mi ha chiesto di scrivere qualcosa “sulla nostra isola (ieri e oggi)”, e gli ho risposto che qualcosa in mente l’avrei anche avuta, ma molto poco politicamente corretta. Vediamo se la riflessione che segue sarà pubblicabile o davvero è troppo eccessiva e perciò non la leggerete mai.
Ormai sono passati più di 27 anni da quando ho messo piede per la prima volta nell’isola di La Maddalena e lo stesso identico tempo è trascorso da quando me ne sono innamorato, facendola diventare, nel cuore, la mia terra e gli abitanti la mia gente. Due volte sono stato destinato per lavoro e, con mia moglie ricordiamo sempre quando siamo scesi dal traghetto per la seconda volta nel 2000 ed entrambi abbiamo percepito la sensazione di piacevole esaltazione di essere tornati a casa. Non e’ piaggeria, e chi mi conosce può confermarvelo.
Molto è cambiato in quell’Isola felice e fondamentalmente ricca, spiritualmente ed economicamente, da quando sono arrivato nel lontano 1986. Ci sono stati sconvolgimenti epocali che, non essendo stati affrontati con la dovuta lungimiranza da parte degli amministratori pubblici, stanno portando ad una rapida decadenza ed impoverimento, una asfissia che distrugge ogni sintomo di vitalità.
Ho letto con molta attenzione e sconforto la lettera aperta di Monia Doneddu, pubblicata su facebook qualche mese fa, il suo grido di dolore nel denunziare una situazione in disfacimento e la sua richiesta di aiuto alle Istituzioni per cercare di contrastare questo degrado e disfacimento dell’imprenditoria locale. Non ho saputo più nulla di come si sia conclusa e quali risultati siano stati ottenuti dall’incontro che mi sembra sia avvenuto con il Sindaco, ma non credo che sia andato oltre alle solite promesse. Non so perchè, ma mi viene in mente una strofa della canzone “don Raffaè” di De Andre’: … lo Stato che fa? Si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità…”.
Ma vediamo insieme questi sconvolgimenti epocali degli ultimi decenni che ho richiamato prima e di cui sono stato consapevole attore e partecipante, quindi parlo con cognizione di causa, su molti aspetti più profondamente e direttamente di tanti soloni locali.
Il primo, forse quello che più danni ha creato all’economia del Paese è sicuramente stata la repentina partenza degli americani e il ritiro della base sommergibile da Santo Stefano. E’ stato un disastro per molti esercizi pubblici ed imprenditori locali, ma ha colpito in modo devastante la trama di base dell’economia di molte famiglie, togliendogli una fonte di reddito. Posso tranquillizzare molti benpensanti, che questo abbandono non e’ stato certamente causato da quella “minoranza rumorosa” che con una ferrea perseveranza, gridava sempre e comunque contro la presenza di questa base, cogliendo ogni minima occasione e pretesto per digrignare i denti ed inveire. No, tranquilli, non è merito (colpa) di questi quattro ideologi irresponsabili, solo che per l’amministrazione americana era più conveniente andare altrove. Però, quello che mi lascia interdetto e’ la sfacciataggine di questa minoranza che continua ostinatamente a ripetere che è stato un bene questo allontanamento, acclamandosi vittoriosa. Mah!
La seconda iattura e’ il lento ed ineluttabile ridimensionamento della presenza della Marina Militare. Non sono mai stati molti i detrattori della Marina nell’Isola, anche perchè e’ una presenza storica che si connatura con la cittadinanza da sempre. Forse molti hanno pensato che la presenza fosse un po’ troppo invasiva, chiedendo una cessione delle tante strutture presenti, per permettere uno sviluppo imprenditoriale più libero ed efficace. L’occasione del G8 ha fatto cogliere la palla al balzo a quelli che volevano questa cessione e, da quanto ne so io, la Marina ha fatto pochissima resistenza a cedere l’Arsenale, l’Ospedale Militare, la Caserma Faravelli, Porto Palma, Punta Rossa, ecc., tutti siti che costavano per la manutenzione e conservazione uno sproposito, senza un rilevante ritorno di utilità reale. Finalmente si e’ avuto modo di realizzare i tanto decantati alberghi a 5 stelle per il rilancio dell’Isola, per giunta a costo zero. Grandissime aspettative, miseramente deluse e sono sotto gli occhi di tutti i risultati e le macerie fumanti di questo sogno. Oltre a questo scempio di prospettive disattese, questo ritiro ha consentito alla Marina di ridimensionarsi anche nel numero, togliendo argomenti a chi invece cercava di perorare e mantenere il prestigio e l’utilità della base di La Maddalena. Non e’ solo questo il motivo, ma certo si e’ offerto il fianco a chi voleva ridurre.
Il terzo scomodo elemento, che sta causando problemi all’economia di La Maddalena, ma su questo sono certo che molti non condivideranno, e’ la creazione dell’Ente Parco. Vi prego di credermi se dico che ero molto favorevole e speranzoso quando l’Arcipelago e’ stato dichiarato Parco Nazionale. Speranzoso perchè vedevo una giusta prevenzione per le bellezze naturali ed una grande possibilità di utilizzo di risorse umane locali per la gestione delle attività collaterali e di servizio. Ma adesso mi rendo conto che non c’e’ stato questo stimolo ed impulso all’occupazione e questo coordinamento dei servizi, penso più per incapacità manageriale che per indisponibilità. Insomma, per farla breve, anche se ci sarebbe da dilungarsi, per me il Parco riesce bene ad ostacolare il turismo demotivandolo, invece di fornire servizi e controllo dei beni naturali, rendendosi un problema allo sviluppo più che un’opportunità per l’Isola.
La quarta e purtroppo la più insinuante, deleteria e insanabile piaga, che ha dato il colpo di grazia ad una situazione già drammatica, e’ la crisi economica generale in cui versa tutta l’Europa, con l’Italia in testa di serie. Ed ovviamente il turismo e’ stato il primo, come bene secondario, ad avere una contrazione. Se poi a questa crisi di disponibilità economica, in modo “lungimirante”, si risponde con l’aumento delle tariffe dei traghetti, sia per il continente che da Palau, beh ….! E sarà purtroppo sempre peggio, perchè si e’ ormai innescato un circolo perverso di abbandono dell’Isola da parte delle attività produttive e turistiche, che non trovano più convenienza a rimanere, con un processo a cascata senza freni.
Ce ne sono altre di piaghe, come l’Egitto biblico, ma diventerei lungo e pedante. Penso che le quattro sopra siano più che sufficienti a mettere in ginocchio un paese florido e solido, figuriamoci un’isola con equilibri instabili e criticità endemiche, bella e delicata come le ali di una farfalla, un’isola che si sta spegnendo, un’isola che e’ rimasta solo nei miei ricordi di ieri, un’Isola che oggi non c’e’ più.

© RIPRODUZIONE RISERVATA -

I commenti sono disabilitati

Non è possibile inviare un commento in questo articolo

Pubblicità