Nella vicenda, complessa, articolata e rilevante, come direbbero i fini dicitori, della proprietà pubblica o privata dell’isola “eden” di Budelli noi non stiamo dalla parte dei buoni, e neppure dalla parte dei cattivi. Nel senso che poco siamo interessati a sapere se buoni si rifugiano nella sede del Parco Nazionale dell’Arcipelago e i cattivi nel gruppo finanziario che ha quale portavoce Mr. Michael Harte.
Saremmo molto interessati, invece, a evitare, con i mezzi modesti a nostra disposizione, ma con il sostegno e attraverso il buon senso di tutti i nostri concittadini, che questa ennesima “querelle” consumata in un fondale scenico che appartiene al nostro “mondo”, non ci trovi tagliati fuori. E che ogni soluzione, come sta accadendo da troppo tempo, sia meditata, e messa in atto, volando radente sopra il nostro cielo, e le nostre teste.
Non vorremmo in sostanza che sia fomentata una battaglia tutta istituzionale o para-istituzionale ( parlo di associazioni o di enti fiancheggiatori) che non giova a nessuno.
Non serve a nessuno, infatti, che il Comune e l’Ente Parco siano in perenne litigio. E che cerchi, ognuno, di tirare l’acqua al proprio mulino, all’ombra sempre più ritirata di un campanile in grave degrado.
Perseguendo nel nostro intento di rinfrescare la memoria ai nostri cari concittadini, ed elettori il prossimo 31 di maggio, andiamo a ripescare la lunga lettera che Mr Harte, il 19 dicembre del 2013, scrisse al ministro dell’Ambiente Andrea Orlando per attirare la sua attenzione “sul corretto uso dei finanziamenti per lo sviluppo della protezione” del Parco della Maddalena, “in riferimento alla legge di stabilità”.
Harte sosteneva di non essere un “banchiere magnate” , ma di occuparsi di “ricerca marina”, per sua personale passione di carattere filantropico.
Continuava: “ Il mio obiettivo e sempre stato la conservazione e la protezione di Budelli, secondo gli ideali del Parco dell’Arcipelago, per consentire il godimento attuale e delle generazioni future.
Parlava di un suo impegno a favore della conservazione dell’ambiente, e anche delle sviluppo economico e culturale della Sardegna.
Perciò trovava sorprendente che fosse possibile “intraprendere dei passi per modificare la legge e ottenere fondi pubblici per acquistare appezzamenti di terreno di proprietà privata”, come faceva l’Ente Parco.
L’isola in questione era già adeguatemete protetta, anche se era “proprietà privata”.
In sintesi, l’azione dell’Ente Parco non interpretava gli interessi dei maddalenini, dei sardi e degli italiani.
Non mi dilungo a ri- raccontare la storia per intero, e neanche voglio commentarne l’epilogo, deludente per il Parco, che ha conosciuto, legato a questioni di “lana caprina” e a cavilli procedurali degni del miglior “azzeccagarbugli”.
Ripeto, questo non mi interessa.
Chiudo, però, con un pensiero, che faccio a voce alta, attingendo a piene mani dai miei trascorsi liceali.
Per potere espugnare Troia i greci, accogliendo con entusiasmo un’idea dell’astuto Ulisse, fecero trovare presso le mura un’imponente cavallo di legno che i troiani, credendo, che fosse stato mandato da una divinità, trascinarono all’interno della città. Sappiamo chi si nascondeva all’interno del cavallo e quale insidie esso camuffava.
Con questo non vogliamo dire che i troiani siano quelli del Parco e Mr Harte, con i suoi simpatizzanti, i greci. O viceversa….







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