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Sul problema del Paolo Merlo interviene il Dottor Bruno Perrone*

bruno perrone ok(Medico Chirurgo presso l’unità operativa di chirurgia d’urgenza del Santissima Annunziata di Sassari)
Di Bruno Perrone
Caro Antonello, ho letto con attenzione l’articolo dedicato all’intervista della dott. ssa Rita Pileri, pubblicato su “Liberissimo” avente per tema la necessità di sostenere il presidio ospedaliero a la Maddalena. Vorrei fare anche io alcune riflessioni che prendono spunto dal contenuto dell’articolo e, spero, possano contribuire a far riflettere la classe politica maddalenina particolarmente ora che ci si accinge ad un possibile cambio gestionale. Sono in realtà tanti gli spunti sollevati ma arrivo subito ad uno dei punti cruciali dell’articolo. La dott.ssa Pileri tocca un argomento fondamentale e sottovalutato nella gestione della salute pubblica a la Maddalena : il problema delle emergenze/urgenze in un contesto geografico particolare come quello rappresentato dall’insularità. Considerato che per lavoro ho a che fare quotidianamente con urgenze chirurgiche di tutti i tipi e gravità, non posso trascurare alcune riflessioni su questi aspetti. Purtroppo in medicina non è possibile escludere che una percentuale di pazienti possa andare incontro ad improvvise complicazioni. Non esiste specialità medica (cardiologia, medicina interna, chirurgia, ostetricia – ginecologia, urologia, pediatria ecc..) che non abbia a che fare, prima o poi, con la necessità di provvedimenti diagnostici e terapeutici urgenti. È una legge statistica. In medicina le urgenze non sono mai lo 0% e, soprattutto, non danno preavviso, non accadono solo di giorno e non rispettano le previsioni meteo. Questo i medici lo sanno. Lo devono sapere anche i cittadini e soprattutto, i politici che attraverso il voto ricevono un mandato per una corretta amministrazione anche della salute pubblica ma sono essi stessi, prima di tutto, cittadini. Forse è appena il caso di rilevare che ai maddalenini non viene garantito esattamente lo stesso diritto alla salute di cui godono coloro che abitano dall’altra parte del mare a Palau, Arzachena, Olbia ecc. È bene essere chiari su queste tematiche ed avere il coraggio di parlarne sebbene questo possa fare capire quanto superficiali possano essere state alcune scelte politico/gestionali del passato. Qualunque evento medico acuto improvviso, per quanto poco frequente, può avere conseguenze molto serie quando esistono i presupposti per un ritardo diagnostico ma soprattutto terapeutico . Vorrei soffermarmi sullo stesso esempio citato dalla dott.ssa Pileri: l’emorragia. Evento raro quanto si vuole ma possibile anche a la Maddalena. Se un cittadino o una cittadina abitante a la Maddalena malauguratamente dovesse andare incontro ad un evento emorragico per incidente stradale, marittimo, caduta accidentale domestica o no, complicanze di un parto o altro, potrebbe anche avere necessità di un intervento chirurgico da eseguirsi in regime d’urgenza o addirittura (peggio) di emergenza. Potrebbe essere in gioco nell’ipotesi peggiore la vita del malcapitato. Il tempo trascorso prima del rimedio diventa a volte determinante. Ad Arzachena o Palau per un evento di pari gravità, si prende un’ambulanza e si va in ospedale ad Olbia. Tempo trascorso: 20 -30 minuti. A la Maddalena? Dipende da troppi fattori alcuni dei quali effimeri e non opportuni se raffrontati al prezzo della salute (condizioni meteo-marine, presenza o assenza del traghetto, notte).
Al momento l’ospedale garantisce l’ordinario non senza sacrificio e difficoltà degli operatori ma non può dare garanzie per molte tipologie di urgenze a causa del contesto nel quale opera da qualche anno. Questo problema riapre a mio modo di vedere il più grande capitolo dell’assetto che si vuol dare all’ospedale Paolo Merlo in assenza di servizi indispensabili per l’equilibrio ospedaliero stesso come ad esempio la chirurgia. Se ora si ipotizza la chiusura dell’ostetricia-ginecologia in nome della mancanza dei numeri necessari per tenere aperto il reparto, penso si darà un’altra potente “picconata” alle mura del Paolo Merlo. Per la chirurgia la picconata è stata data a suo tempo quando con un colpo solo si è dimenticato che cosa rappresenta un reparto chirurgico per un ospedale insito in un contesto isolano.
Credo sia arrivato per tutti il momento di chiedersi cosa si vuole fare di questo ospedale. Vale la pena di sottolineare inoltre che un paese a prevalente vocazione turistica non può e non deve pensare solo agli abitanti “stanziali”. Deve proiettare le proprie previsioni di assistenza e sostegno della salute anche verso le migliaia di persone che ogni estate richiama nel proprio territorio. Un progetto di rilancio del turismo non può non considerare per la Maddalena aspetti strettamente connessi alla salute ed ai servizi che l’ospedale può garantire. La Maddalena ha potenzialita’ turistiche enormi ancora tutte da sfruttare. Proviamo ad immaginare ad esempio quanto benessere economico potrebbe arrecare l’arrivo di navi da crociera: migliaia di turisti particolarmente attratti dalle innegabili bellezze dell’arcipelago, ma confortati anche da una realtà ospedaliera piccola ma ben organizzata ed attrezzata per la risoluzione dei possibili ed ipotetici problemi di salute dei tanti vacanzieri anche stranieri. Penso ad esempio ai tanti dializzati, cardiopatici, diabetici, ipertesi, ecc. ma anche alla peritonite improvvisa ed in generale all’emorragia chirurgica o ginecologica , alle urgenze pediatriche ecc.
E allora, si vuole tenerlo aperto così com’è, senza pretese e senza speranza, ben sapendo che nel caso di grossi problemi urgenti si deve accettare qualunque esito per il paziente o si vuole
cambiare passo? Tralasciando l’aspetto turistico per un momento, e’ ancora possibile consentire al maddalenino di avere lo stesso diritto alla salute che hanno coloro che abitano al di là del tratto di mare che separa la Maddalena dalle coste sarde? Perché le condizioni meteo avverse, le difficoltà nei trasporti o semplicemente la notte devono rappresentare un fattore di rischio aggiuntivo oltre il rischio sanitario previsto in relazione alla gravità della patologia? C’è anche un problema di responsabilità . Bisogna spiegare all’opinione pubblica che un eventuale ritardo nell’assistenza dovuto a difficoltà logistiche banali come un meteo avverso o semplicemente l’impossibilità’ di utilizzo dell’elicottero per mancanza di abilitazione al volo notturno per trasportare un paziente in gravi condizioni da la Maddalena ad Olbia sono da accettare nel nome di un ipotetico risparmio.
Come conciliare questo elementare diritto alla salute con la necessità di tagli e risparmi imposti sempre più dalla politica nazionale e regionale. I tagli sono una realtà e verranno attuati inesorabilmente se non si farà il punto della situazione intorno ad un tavolo di trattative con i vertici della ASL 2 di Olbia, con l’assessore regionale alla sanità , attraverso un interesse diretto e pressante della (futura) classe politica Maddalenina, in rappresentanza dei cittadini. Volere un più alto livello di assistenza in superamento del problema dell’insularita’ attraverso un ospedale maggiormente autonomo e funzionante , capace di supportare la popolazione turistica e residente, non è un problema politicamente di destra o di sinistra.
Il buon senso, prima di tutto, fa capire che l’ospedale civile Paolo Merlo deve avere “di necessità” uno standard assistenziale diagnostico e terapeutico minimo maggiore dell’attuale. Per questo, non solo non si può smantellare l’ostetricia ancora in funzione ma si dovrebbe invertire la rotta riaprendo la chirurgia e dando nuova dignità all’ospedale. Questo ripristinerebbe i normali valori di base del servizio che l’ospedale è in grado di offrire alla cittadinanza e farebbe ripartire i rapporti collaborativi con tutti gli altri reparti ospedalieri (medicina interna, radiologia, pediatria,ostetricia, dialisi, terapia Iperbarica, laboratorio) ma anche con i medici di medicina generale che vedrebbero facilitato il loro compito assistenziale.
Ovviamente l’impegno politico deve essere particolarmente forte e motivato ma sono convinto che il riscatto economico dell’isola, particolarmente dopo la beffa del mancato G 8, passa anche da un miglioramento e potenziamento del vecchio ” Paolo Merlo “.

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