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Galleria Stendiamo un velo pietoso

struzzo_02Da un nostro concittadino riceviamo e pubblichiamo

Nel 1970 il Cagliari vinse lo scudetto con soli undici giocatori titolari ed i “panchinara” non all’altezza dei titolari, il mister Manlio Scopigno, chiamato il “filoso” dichiarò che, pur con campioni del calibro di Riva, Greatti, Domenghini, Nenè, Cera, Albertosi, la sua squadra aveva compiuto un vero miracolo. Una vera impresa che viene ricordata negli annali del calcio. Un bravo allenatore, undici campioni, sempre integri, una giusta dose di fortuna, ét voilà il miracolo è fatto.
Parafrasando quanto detto si potrebbe pensare che il campionato, la nostra meravigliosa Isola, mai lo vincerà. Il calcio moderno obbliga a qualunque società di prima, seconda o terza fascia, di dotarsi di una buona squadra, con una panchina lunga e di qualità ed una guida tecnica di alto profilo. Caratteristiche e doti di cui oggi purtroppo il nostro Arcipelago ne è completamente sprovvisto. Abbiamo voluto scherzare ma, con dolore e rammarico, constatiamo, oramai da 100 lunghissimi mesi, che la squadra, alla guida la città, mai riuscirà a vincere un campionato anzi, con somma tristezza continua ad inanellare una lunga serie di retrocessioni.
L’interminabile periodo invernale si avvicina inesorabilmente, la situazione si prospetta complessa, difficile e pesante. Collegamenti marittimi inadeguati ed insufficienti, una vera tragedia (i traghetti Enermar ed N.G.I. hanno già lasciato l’isola, la Delcomar ridurrà, probabilmente, le corse diurne e la compagnia pubblica Saremar non coprirà il disservizio), situazione Ospedale, inutile ricordare la dolorosa linea aziendale, la Asl di Olbia punta dritto alla riduzione dei servizi con la inesorabile, lenta, progressiva chiusura del nosocomio Maddalenino, condito, il tutto, con il “silente” compiacimento della Regione, la chiusura del Tribunale ha affermato l’inconsistenza politica del nostro territorio, un altro duro colpo ai Maddalenini, l’abbandono in cui versa l’ex Arsenale di Moneta, rappresenta, racchiudendo nella sua dolorosa e triste fine, il vero dramma di questo nostro, meraviglioso, Arcipelago, dopo le promesse e le dichiarazioni trionfali, dopo le minacce di incatenamenti e di occupazione, è calato il silenzio più “assordante” sulle mancate bonifiche di cala Camicia, nulla più è dato da sapere, tutto tace. Identica sorte per il tanto atteso Water Front, dopo le pompose dichiarazioni di dieci mesi fa del progetto e dello studio generale non se ne parla più, sempre in ambito portuale tutto fermo anche per cala Balbiano, identica sorte per l’Opera Pia che, dolorosamente, prosegua il suo amaro cammino di eterna incompiuta. Che dire della ex scuola della Trinita, stendiamo un velo pietoso, da polo formativo per master e stage per dottorato, anche in questo caso solo inutili promesse, è diventata esempio di abbandono e incuria, del parco giochi di Padule, chiuso dopo una inaugurazione pre-elettorale per tirar su un pugno di voti ed illudere i cittadini, nulla si muove i cancelli rimangono sbarrati. Dovevamo avere una nuova ed attrezzata Residenza Sanitaria Assistenziale, anche questa importante iniziativa è naufragata, la ASL di Olbia, dopo aver realizzato la struttura a Padule, su terreno comunale, ha pensato di trasferirvi i suoi uffici, senza ascoltare proposte ed iniziative alternative, come il trasferimento della casa riposo per anziani di Moneta, un’altra sconfitta per la nostra collettività. L’elenco, se ci mettiamo a sfogliare, diverrebbe lungo anzi lunghissimo, chiudiamo con l’ennesima tegola che cadrà sull’Isola, le demolizioni, oramai prossime, degli abusi edilizi, pagina triste e dolorosa. Il Consiglio comunale ha cercato di porre un argine all’avanzata della ruspe, si riuscirà a bloccarle? Vedremo e speriamo. Di una cosa, comunque, siamo certi, dei tanti abusi compiuti la maggior parte è opera di famiglie che, per necessità e bisogno, hanno disatteso le regole. Il sol torto? vivere su di una piccola isola, il cui territorio limitato e ristretto non potrà mai adeguarsi a leggi e vincoli predisposti da tecnici e soprattutto politici, gli stessi a cui stendiamo, come servi sciocchi, tappeti rossi in campagna elettorale, che non conoscono e, peggio ancora, non vogliono conoscere le reali esigenze ed i veri bisogni di noi isolani.

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