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Galleria Paolo Merlo: ospedale o astanteria?

ospedale paolo merlo liberissimoDi Bruno Perrone *

Benvenuti all’inferno! Così si dovrebbe scrivere sul cartello che accoglierà i pazienti che, incoscienti, andranno al Paolo Merlo a cercare risposte per un improvviso e magari grave problema di salute di qualsivoglia natura. Ormai appare chiaro che il confine tra la vita e la morte tra quelle mura ospedaliere, pur gloriose, è diventato solo questione di fortuna e di casualità delle circostanze per incomprensibili scelte di risparmio. Questione di opinioni evidentemente visto che sulla salute non si dovrebbe derogare. Certo, la situazione è ormai complicata. La chirurgia e’ chiusa da anni, il personale infermieristico trasferito in altri reparti, i pochi chirurghi rimasti sono stati utilizzati per altre mansioni e relegati a turni di reperibilità (pur se l’attività chirurgica è sospesa in mancanza del reparto di degenza) ed infine, da ultimo, abolite le reperibilità . Un pasticcio all’italiana. Un pasticcio pericoloso, molto pericoloso, per la tutela della salute dei cittadini. In tempi non sospetti avevo segnalato con un precedente scritto apparso su “Liberissimo” che con la statistica in medicina non si scherza. Se parliamo di urgenze mediche o chirurgiche o addirittura di emergenze e le valutiamo inserendole nel contesto statistico isolano, pur se poco frequenti, sono purtroppo comunque presenti a dimostrazione che lo zero % in medicina non esiste e la Maddalena non gode di una esenzione divina. Tutti noi addetti ai lavori abbiamo ben chiaro il concetto di urgenza e quello di emergenza. Non sempre chi gestisce le aziende ospedaliere dimostra con le decisioni gestionali prese di avere chiari certi concetti, soprattutto se, come appare evidente, ci si dimentica che la Maddalena è un’isola. L’emergenza non è differibile. L’urgenza, se c’è una adeguata intensità di cure mediche, lo è per un breve tempo in attesa del provvedimento definitivo sia esso medico o chirurgico. In linea di principio, nelle emergenze/urgenze, più tempo passa prima del provvedimento terapeutico finale, più aumentano i rischi per il paziente. È per questo che sarebbe auspicabile che i provvedimenti terapeutici medici ma soprattutto chirurgici venissero presi a la Maddalena senza spostare il paziente. Di sicuro, non tutte le emergenze/urgenze sono affrontabili a la Maddalena ma buona parte lo sarebbero (un tempo lo erano) se lo si volesse e se il Paolo Merlo venisse riportato al rango di Ospedale piuttosto che a questo strano prospetto di astanteria a cui è stato relegato, non certo dai professionisti che operano all’Interno. Il caso recentissimo, brillantemente risolto dal dottor Mario Gulino fa capire che la realtà della vita quotidiana ci richiama tutti, amministratori, politici, addetti ai lavori e comuni cittadini, a riflettere con urgenza sulle decisioni gestionali che hanno riguardato il “nostro ospedale” da qualche anno a questa parte. Finora è andata bene ma il paziente che si taglia con una mola potrebbe essere persino un caso più raro statisticamente del bambino che va incontro ad una gravissima emorragia da rottura di milza per una banale caduta dalla bicicletta o del turista che viene falciato da un’elica o che cade sugli scogli . In questo come in tanti altri casi di urgenza, senza assistenza e senza una equipe chirurgica pronta ad intervenire, dobbiamo accettare l’aggravamento o addirittura la morte del paziente per un obbligatorio quanto rocambolesco trasferimento ad Olbia o Sassari. In caso di complicazioni o addirittura di morte, di chi è la responsabilità? Magari del medico di turno in pronto soccorso? Il problema dell’assistenza ospedaliera a la Maddalena sembra ormai fuori controllo. Il Paolo Merlo è da tempo oggetto di picconamenti delle fondamenta che prima o poi lo faranno cadere giù come un gigante sfinito. A questo punto è evidente che se i maddalenini ed i numerosi turisti presenti durante la stagione estiva dovranno rassegnarsi a sopportare maggiori rischi per la salute a causa dell’insularita’ e di provvedimenti amministrativi/gestionali imprudenti, che non hanno tenuto adeguatamente conto della maggiore esposizione della popolazione ai rischi insiti nel concetto di vivere in un’isola, in caso di disastri deve almeno essere chiaro di chi è la responsabilità. Non è possibile, nel nome di un ipotetico risparmio, subire la chiusura del reparto di chirurgia, il ridimensionamento di pediatria, ginecologia, dialisi, camera iperbarica, l’eliminazione delle reperibilità mediche e non avere chiaro a chi attribuire penalmente e civilmente le responsabilità materiali e morali di tali atti. Questi provvedimenti, oltre alla gravissima destabilizzazione del diritto alla salute dei residenti, hanno persino un ulteriore effetto collaterale: ostacolano lo sviluppo economico dell’isola improntato allo sfruttamento del turismo come pressoché unica fonte di benessere per la popolazione.

*Dott. Bruno Perrone medico chirurgo. Specialista in chirurgia generale
Specialista in chirurgia vascolare
Chirurgia generale e d’urgenza
P.O. SS Annunziata Sassari

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