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Galleria Oltre il mugugno non sappiamo fare altro. Quando ci (ri)chiamano, rispondiamo ai comandi.

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Di Francesco Nardini
Iniziate le grandi manovre. Manovre (di assoluto piccolo cabotaggio per altro) attraverso le segrete vie delle transazioni sulla destinazione di quello o di quell’altro gruppo di voti. Tra l’altro ci voleva la vicenda delle armi siriane a risvegliare l’orgoglio elettoralistico e ribellistico isolano. E’ incredibile (ci dev’essere qualche ‘grande vecchio’ che ci manovra tutti!) come certe situazioni di ‘disagio’ arrivino a scadenza fissa: qualche anno fa c’era il leit-motiv ‘Guardia del Moro snodo del futuro del turismo isolano’, ad esempio, qualche anno prima il leit-motiv del G8 da destinare altrove. Ricordate? Avevamo promesso sfracelli. In quell’occasione l’attuale establishment regionale giurò che La Maddalena non sarebbe restata sola anche se il G8 (come fu) non si sarebbe tenuto sull’Isola, ecc, ecc. Tra l’altro con la storia delle armi siriane ci abbiamo fatto un’altra figura del pirla: nessuno sapeva con certezza se davvero Santo Stefano sarebbe stata la destinazione della nave ‘Ark Futura’, però abbiamo messo in moto la nostra libidine dello ‘spacco tutto!’, ‘abbiamo già dato!’, ‘facciamo il comitato!’. Come se lanciando questi slogan spaventassimo qualcuno. Abbiamo già dimenticato quello che ci eravamo promessi il 6 novembre del 2011 dentro l’ex officina Motori dell’ex Arsenale? Ma passiamo ad altre considerazioni. La nostra evidente fibrillazione sullo stato delle cose isolane si esplicita proprio in occasione delle ricorrenze elettorali (nei periodi intermedi si limita al mugugno), ed elettrizza personaggi che tentano in qualche modo di imbonire i cittadini a seguire questo o quel progetto dato vincitore per certo. Nasce il sospetto, fondato, che dopo esserci ignorati l’un l’altro per cinque anni – come hanno fatto i padroni dei partiti nazionali e sardi – arrivino qui i proconsoli a far forcina sulle nostre lamentele, sulle nostre disillusioni, a speculare sulle nostre speranze. E quel che è peggio blandiscano perché si dia loro l’aiutino necessario per fare vincere il partito nella corsa al quorum. Ecco come nascono i salvatori della patria. Così sulla stampa, e non solo, appaiono visi di persone che avevamo perso di vista da tempo, che non si vedevano più in giro, insomma che, pare, abbiano dormito soporiferi sonni per tanti anni ma sollecitati da stimoli forestieri, si rimettono in carrozza e, come Pulcinella, se ne vanno in carrozza per farsi vedere. Non ce l’abbiamo con nessuno in particolare, ma questi affollamenti temporalmente puntualizzati ci fanno capire che le votazioni – quelle regionali nel caso – non sono prese con la giusta serietà. D’altronde il fatto che tanti maddalenini abbiano accettato di presentarsi sotto le bandiere che sventolano oltre mezzo passo, la dice lunga. Semmai proporremo, per le prossime regionali, se nulla cambierà nel nostro futuro (siamo pericolosamente inclini a pensarlo), che nessun maddalenino accetti di candidarsi. Si ripete spesso il solito refrain ‘renderemo le tessere elettorali’. Per una volta potremmo dire: no, i maddalenini non si candidano da nessuna parte! Ossia, non staranno al gioco di nessuno. Chissà che qualche politico sardo, cui servono i nostri (pochi) voti per far pendere la bilancia dalla parte giusta per il ‘suo’ seggio non capisca che nei cinque anni che starà in Viale Trento non deve dimenticarsi della Maddalena?

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