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Galleria Noi difendiamo la liberta’ di stampa

nieddu nardini e saghedduFrancesco Nardini, Andrea Nieddu e Antonello Sagheddu

In questa amministrazione ci sono alcuni assessori-consiglieri che navigano a vista senza consultarsi con il primo cittadino, il loro intento, almeno solo sulla carta visto che in consiglio comunale raramente si è sentita la loro voce, di apparire sulla stampa trasformando la realtà.
In qualche circostanza hanno anche la pretesa che i giornalisti siano al loro servizio. Noi siamo dalla parte del collega Claudio Ronchi, come lo siamo stati per altri colleghi. La polemica dei giorni scorsi che riguardava parte della maggioranza e opposizione non ci obbliga a pubblicare qualunque cosa ci venga inviata, specialmente quando il giornalista ‘scopre’ che la realtà è diversa da come ci viene descritta. Non entriamo nel merito della vicenda, per intenderci da che parte sia la ragione, anche se la ‘documentazione’ ci descrive ampiamente come realmente siano andate le cose. PERTANTO, OGNUNO FACCIA IL SUO SENZA PRETENDERE CHE I GIORNALISTI SIANO AL SUO SERVIZIO.

L’autonomia del giornalista serve a garantire l’obiettività dell’informazione. L’informazione obiettiva serve unicamente la collettività, ossia persegue un interesse generale. Il dovere di autonomia vuole impedire che la funzione giornalistica venga subordinata ad interessi particolari. E’ evidente, quindi, che particolari rapporti del giornalista con soggetti interessati ad una informazione compiacente sono visti come il fumo negli occhi. Tuttavia, non basta qualsiasi tipo di contatto a gettare un’ombra sulla professionalità del giornalista. Anzi, rapporti con i più disparati ambienti sono indispensabili per poter acquisire le notizie e garantire un’informazione precisa, dettagliata. La Carta dei Doveri vuole stigmatizzare non tanto il rapporto, quanto quegli elementi presenti in esso che indicano uno stato di sudditanza del giornalista o un interesse in conflitto con il dovere di verità. Insomma, casi il cui verificarsi ingenera quantomeno il dubbio sulla reale capacità o volontà del giornalista di dare vita ad un’informazione obiettiva.

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