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Galleria Mercatino tra discariche e vergogne

discarica comune
Di Franco Nardini –

Non è raro che io vada assieme a mia moglie al mercatino. Quello del mercoledì, quello di Moneta. Un po’ per abitudine e un po’ fare una passeggiata. Fra gli ambulanti-espositori, fra l’altro, ho molti amici che saluto volentieri. Sono andato anche questa settimana. Ancora una volta, come quasi sempre, il discorso cade inevitabilmente sulla ‘vergogna’ di quel mercatino all’aperto. Sì, una vergogna, perché non è degno di una città civile come crediamo sia La Maddalena. Lasciamo stare la lontananza dal centro, che pur sempre è un handicap, specie per le persone anziane; lasciamo stare che per andarci, eventualmente, le stesse persone anziane sono costrette ad aspettare gli orari del servizio di pullman che sono ‘laschi’ in modo losco (scusare il gioco di parole!); lasciamo perdere che quando piove tutto diventa un lago difficilmente guadabile. Voglio soffermarmi sull’igiene. Sì, l’igiene. Quella personale. Il mercato non ha un locale igienico, nemmeno nelle vicinanze. Una signora, moglie di un espositore che qualche mese fa ha dato alla luce un bambino, mi ha confidato che quando era in gravidanza era problematico risolvere le sue aumentate necessità fisiologiche. Diciamo che non li risolveva, e tanto basta. “Ho provato ad andare in un bar, ma è lontano, faticoso. Una volta che l’ho trovato chiuso – mi diceva – mi hanno anche guardato storto come dovessi loro qualcosa perché li scocciavo. Forse perché non prendevo un caffè?!”. Insomma, una tragedia. I maschietti possono andare fra i cespugli (a proposito, di maschietti ‘salta-siepi’, pare che ogni tanto se ne veda qualcuno!) …. Ma le signore, via! La donna con il pancione doveva aspettare, aspettare, aspettare, e andare a fare la pipì sul traghetto, al ritorno dal lavoro! Alla fine il marito ha rinunciato a farla venire ad aiutarlo. Eppure guardate che non siamo in mezzo al deserto! Anzi proprio nei pressi c’è uno spazio che io, personalmente, non so a chi appartenga (al comune, suppongo) dove domina la sporcizia e l’abbandono. E’ il posto dove residuano (da quanti anni?) i carri delle sfilate mascherate, che tra l’altro si stanno consumando al sole, all’intemperie, all’indifferenza. E’ lontano non più di 100/150 m dal mercatino, ad est. In quello spazio non sarebbe possibile sistemare due locali per creare due servizi igienici adeguati? Pour messieurs et pour dames. Scherziamo, ma la cosa è piuttosto seria. Ad esempio, a quelle due casette già esistenti che non so dire di chi siano e chi li gestisce (a chi servono e a cosa servono?) potrebbero essere affiancati due bei bagni degni di un paese civile? Che fastidio darebbero in quel bel mondezzaio? Anzi, forse riqualificherebbero il tutto. A chi bisogna dirlo? Con chi si deve parlare? Boh. Però lo dico, lo sottoscrivo, e dico pure che nessuno chiede che l’accesso ai locali igienici sia ‘gratuito et amore’ dei, penso invece che sarebbe una bella cosa darlo in gestione ad una cooperativa giovanile, magari. Bar-sala-bagni. Tutt’uno. Da stare aperto solo il mercoledì mattina, magari. Ma cosa ci vuole? Un permesso speciale? Una certificazione antimafia? Chiedo ospitalità nel web dell’amico Antonello per ripetere la domanda che mi hanno ripetuto gli amici ambulanti anche stamani: a quando un segno di civiltà? Non solo per l’igiene del luogo, ma per il nostro stesso decoro di paese civile (e ospitale?).

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