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Galleria I misteri dell’Ente Parco

algheRimane un mistero il mancato posizionamento delle boe nelle varie zone dell’Arcipelago nella scorsa estate. Resta il fatto che il Presidente del Parco Giuseppe Bonanno, purtroppo in ritardo, aveva firmato delle disposizioni urgenti con il divieto assoluto di ancorare nell’area marina protetta in presenza di praterie di posidonia.
Proprio per lo studio e la salvaguardia della posidonia erano state stanziati dei contributi. Ora, con quello scoperto dal presidente dell’Ente chi paga per quanto accaduto?
Ambiente, La Maddalena: le barche dei turisti danneggiano la posidonia oceanica.
Danni significativi alle prateria di posidonia oceanica nel parco nazionale dell’arcipelago della Maddalena, in particolare nell’area di Porto Madonna
4 settembre 2015 11:05 – F.F.
La massiccia presenza di turisti in barca e i frequenti ancoraggi hanno quest’anno causato danni significativi alle prateria di posidonia oceanica nel parco nazionale dell’arcipelago della Maddalena, in particolare nell’area di Porto Madonna. Per tutelare i fondali marini all’attivita’ di ancoraggio non controllato, il presidente dell’Ente Parco, Giuseppe Bonanno, ha firmato disposizioni urgenti in cui impone il divieto assoluto di ancorare nell’area marina protetta in presenza di praterie di posidonia. In particolare, Porto Madonna e’ diventata zona rossa. Sono state, invece, individuate aree di libero ancoraggio in fondali inerti, sull’esempio dell’esperienza maturata nella riserva delle Bocche di Bonifacio.

Tutela dei fondali marini dell’Arcipelago: individuate le aree di libero ancoraggio
Comunicato Stampa n. 49 del 03.09.2015

Con un’ordinanza a firma del Presidente Giuseppe Bonanno sono state emanate disposizioni urgenti relative alla tutela dei fondali marini e delle praterie di Posidonia oceanica all’interno dei confini del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena. Alla luce delle verifiche operate dal personale dell’Ufficio ambiente dell’Ente Parco sono stati evidenziati significativi danni alle praterie di Posidonia causate in primis dalle attività di ancoraggio non controllato. La frequentazione turistica all’interno dell’area di “Porto Madonna” è stata particolarmente intensa quest’anno.
Per queste ragioni, sulla scorta della positiva esperienza maturata all’interno della Riserva delle Bocche di Bonifacio, sono state individuate nel territorio specifiche aree di libero ancoraggio all’interno delle quali questa attività non comporta alcun impatto sugli habitat perché localizzate su fondali inerti. L’Ordinanza ribadisce l’assoluto divieto all’interno del perimetro del Parco di ancorare in presenza di praterie di Posidonia Oceanica ma, per quanto riguarda Porto Madonna, si è voluto indicare una specifica area di massima tutela per dar possibilità alla Posidonia di procedere a recuperare stabilità escludendo l’area dall’attività di ancoraggio (zona rossa).
È possibile prendere visione delle aree di libero ancoraggio individuate dall’Ente Parco all’interno dell’ordinanza pubblicata all’albo pretorio digitale:
http://albo.lamaddalenapark.it/atti/docs/1441108133.pdf
«Ho fortemente voluto questa Ordinanza – spiega il Presidente Giuseppe Bonanno. – ed ho chiesto di monitorare la situazione per darmi la misura della situazione e chiedendo alla struttura uno strumento di tutela che si fondasse su specifici e inoppugnabili dati tecnici. La stessa misura di tutela, invero, è già contenuta nella bozza del Regolamento e del Piano del Parco che sono al momento in attesa di approvazione. Avevamo bisogno di dati oggettivi per emanare un provvedimento di questo tipo, dati che sono arrivati grazie ai rilevamenti portati avanti nel corso della stagione dal Dott. Donno e dall’Ufficio ambiente dell’Ente Parco. L’Ordinanza – continua il Presidente – anticipa un nuovo sistema di gestione mutuato dalla Riserva delle Bocche di Bonifacio che servirà ad arginare preoccupanti fenomeni depauperativi determinati da una pressione antropica decisamente superiore ai limiti di sostenibilità sopportati dall’ecosistema dell’Arcipelago».
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Natura

La Posidonia oceanica è una delle quattro fanerogame spontanee del Mar Mediterraneo, insieme alla Cymodocea nodosa, alla Zostera noltii e alla Zostera marina.
Le fanerogame marine, quali colonizzatrici dei fondali marini incoerenti sabbiosi e melmosi, presentano nel Mar Mediterraneo il loro massimo sviluppo con il Posidonietum oceanicae (Br.-Bl. 1931, 1952). Questa associazione che rappresenta il “climax” dei fondi marini mediterranei (Molinièr Picard, 1952) è oggi protetta e considerata un elemento qualificante dello stato dell’ambiente (Direttiva 92/43 Unione Europea).

La specie in oggetto esercita un ruolo multifunzionale nei sistemi costieri ed essendo sensibile al degrado ambientale è oggi oggetto di notevole interesse per la tendenza alla progressiva e diffusa regressione. Riconosciuta come l’endemismo più caratteristico del Mediterraneo, la Posidonia riveste dunque un ruolo fondamentale nell’ecologia della fascia costiera.

Gli studi eseguiti nell’area Parco hanno dimostrato il buono stato di conservazione di questa colonizzatrice dei fondali marini nell’Arcipelago. L’importanza che la Posidonia riveste nell’ecosistema è testimoniata da considerazioni di tipo fisico e biologico. La presenza e lo stato di conservazione sono parametri che danno informazioni sulla trasparenza dell’acqua, sulla composizione dei sedimenti e sul livello degli scambi idrici.

Il complesso apparato rizomatoso esercita un’azione di fissazione dei fondali e insieme a quello delle foglie contribuisce allo smorzamento idrodinamico del moto ondoso e delle correnti di fondo. Calcoli teorici ed esperimenti condotti in vasca su praterie artificiali hanno dimostrato che la capacità di dissipazione per attrito di queste superfici elastiche può essere stimata nell’ordine del 30/40 % per il moto ondoso e per il 60/70 % per le correnti (Blanc, 1974 ; Jeudy de Grissac, 1979).
Si è calcolato che la distruzione di un metro di spessore di “matte” può comportare l’instaurarsi di un processo di erosione che, in zone con litorali sabbiosi, può determinare un arretramento della linea di costa di 20 metri. I relativi danni per l’economia delle zone interessate sono evidenti. La produttività di una prateria in buono stato di conservazione è testimoniata dalle 31 tonnellate di materiale secco per ettaro e dalla capacità di trasferire fino al 30% di questa energia agli ecosistemi limitrofi e profondi. Inoltre, per una prateria in buono stato di salute, è stata stimata la capacità di produzione di ossigeno pari a 14 litri al giorno per metro quadro (Ministero Ambiente, 1997).
Alghe Cala Coticcio
Questo ecosistema costituisce un ambiente indispensabile per la riproduzione e protezione di organismi che sono alla base di una catena alimentare dalla quale dipendono anche pesci e cefalopodi pregiati per l’economia umana. Pochi sono gli organismi che si cibano direttamente delle foglie di Posidonia come il riccio Paracentrotus lividus o il pesce Sarpa salpa a causa di alcuni composti chimici e all’elevato contenuto di cellulosa che rende le foglie poco appetibili (Mazzella, 1986).

Moltissimi sono però quelli che si nutrono degli epifiti (batteri, micro e macroflora) delle foglie e dei rizomi. Inoltre i residui disgregati sono fonte di alimento per tutti gli organismi “detritivori”. Queste semplici considerazioni mettono in evidenza la valenza ecologica di una specie, la cui salvaguardia interessa direttamente attività economiche legate al turismo e alla pesca.

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