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Galleria Gruppo Consiliare ‘Il Vento che Cambia’

IL VENTO CHE CAMBIAAbbiamo ritenuto NON opportuno pubblicare il post di Carlo Luca Montella su facebook per validissimi motivi, in secondo luogo perché non pervenuto alla nostra mail ma inserito, tanto per cambiare, su facebook.

In un momento delicato e storico qual è stato il passaggio da una compagnia di navigazione pubblica ad una privata per il collegamento da e per le isole minori tutto ci aspettavamo tranne che le illazioni e farneticazioni del primo cittadino. Da una persona che ha avuto il consenso di quasi tutti i lavoratori ex Saremar e che ha fatto del lait motiv “Saremar – Pubblica” il proprio cavallo di battaglia della campagna elettorale ci si aspettava che, come promesso, tirasse fuori il coniglio dal cilindro e rispettasse gli impegni presi trovando una soluzione che potesse dar vita alle sue teorie.
Il problema è che alle volte le teorie fantasiose di scontrano con la realtà, quella dura fatta di ore di lavoro finalizzate a portare un pezzo di pane a tavola.
Ci saremmo aspettati che, invece di “sedurre” con circiana memoria flotte di genti il cui unico obbiettivo era ed è quello di avere ancora la possibilità di guadagnare il pane, il Nostro sindaco, e tutta la sua compagine, si adoperasse nella direzione di una migliore risoluzione possibile della problematica. Nessun volo pindarico era necessario. Nessuna falsa aspettativa doveva essere data. Non basta per essere un buon uomo del popolo promettere di impegnarsi nello sbrogliare la matassa. Perché la matassa o sei in grado di sbrogliarla tutta oppure devi fare in modo di andarci il più vicino possibile.
Questo non è stato fatto.
Non solo chi ha avuto l’ardire di deviare il discorso da un serio ragionamento è stato, elettoralmente, premiato, ma sta anche infierendo in un momento particolare della vita di questi lavoratori.
Certo che la soluzione migliore era che la Saremar potesse rimanere pubblica. Ma era una via impraticabile sia di fatto che giuridicamente. Sì, perché quando vengono azionate certe dinamiche di diritto il passo è obbligato. I binari sono quelli.
Creazione della flotta sarda, dazione alla stessa di denaro pubblico, aiuti di stato, obbligo di restituzione, crisi di impresa.
Da questo ragionamento non si poteva scappare. E così è stato.
Perché nessuno parla del fatto che l’origine dei mali è stata proprio la creazione della flotta sarda all’interno di Saremar? Perché nessuno dice qual è stata la compagine politica che ha permesso questo? Perché nessuno dice che nella giunta Cappellacci vi erano i Riformatori che hanno appoggiato quella scellerata scelta? Perché nessuno dice che nella giunta Montella il sindaco e il vice hanno concorso alle ultime elezioni regionali proprio tra le file dei Riformatori?
Sia ben inteso, la colpa di Montella non è quella di aver fatto fallire la Saremar. Non ne aveva le possibilità. Ma è senza dubbio quella di non aver o non aver voluto inquadrare il problema. L’azione politica, una volta “condannata” la compagnia, doveva essere rivolta ad ottenere il miglior risultato possibile con l’opzione del privato.

Bisognava battere i pugni sul tavolo regionale ed ottenere un ampliamento della clausola sociale che, a dispetto di quello che il sindaco afferma, esiste. Eccome se esiste. Il punto è che non è prevedibile una clausola sociale piena. La società subentrante non può essere obbligata a riassumere tout court tutti i lavoratori della precedente società. Ma ciò non può avvenire non per qualche schiribizzo, ma perché vi sono delle normative europee stringenti che non lo permettono. Le stesse normative che hanno catalogato la dazione di soldi pubblici a Saremar per coprire il buco della Flotta Sarda come aiuti di stato aprendo una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Ma anche di questo nessuno ne ha parlato. Quindi, invece di adoperarsi tal senso, il sindaco si è trincerato dietro una improbabile soluzione alla questione che avrebbe risolto tutto. Soluzione che non è mai arrivata. Un Sindaco dal quale ci si aspettava, nei tavoli dell’assessorato regionale ai trasporti, una presa di posizione forte, ha pietosamente recitato la parte di “Fracchia”, il noto inetto dell’immaginario collettivo.
Invece di continuare a stare nel silenzio più totale decide di rompere questo stato catatonico puntando il dito contro chi il problema lo ha seguito veramente. Appellando una “parte dello scenario isolano” come le persone dell’inchino solo perché erano presenti alla prima conferenza stampa della società aggiudicatrice. Riunione importantissima per la quale il Sindaco ha dato ordine di scuderia di non presenziare a nessun consigliere di maggioranza.
Ma vi è di più.
Gli strali del sindaco arrivano ad imputare alla parte che in “questo momento applaude” di scrivere sui blog, di fare gli annunci e di essere per di più silenziosi.
Si sindaco, siamo silenziosi… Lo siamo per due motivi, il primo perché a differenza sua, che ha perso l’occasione di tacere , siamo in trepidante attesa di come evolverà la situazione occupazionale, auspicando che tutto vada per il verso giusto e che tutti i lavoratori possano mantenere il lavoro auspicando anche qualche posto in più. La seconda è perché il nostro silenzio è di tipo operativo, di quelli che prendono la macchina e macinano chilometri, a spese proprie, per andare a perorare le buone cause della nostra città e che non sono abituati a prendere in giro le persone. Questo perché chi fa i proclami, chi è ancora in campagna elettorale e’ proprio Lei Sindaco che forse parlava allo specchio. Lo specchio di Dorian Grey però. Tutta facciata e niente sostanza.
Le facciamo un ultimo invito. Da oggi in poi ci risparmi i suoi retorici appelli all’unità. Lei non è proprio adatto.

Gaetano PEDRONI
Arianna CAROLA
Roberto SIRENA
Roberto ZANCHETTA

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