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Galleria ARCIPELAGO LA MADDALENA: STORIE DI SPRECHI, DISTRUZIONE E DEGRADO.

SANTO STEFANOMilioni di euro gettati al vento, danni incalcolabili tra l’indifferenza di tutti. E’ la storia, parte sottratta, dell’arcipelago di La Maddalena (Sardegna), che racchiude una sessantina tra isole e isolotti per una superfice superiore a 5000 ettari: tutte con la loro storia da ‘raccontare’. Le indagini della Guardia di Finanza di Olbia sui fari di Razzoli e Santa Maria, di cui si è occupata anche Striscia la Notizia, costruzioni risalenti alla prima metà dell’ottocento, dove sono stati stanziati circa un milione di euro per la ristrutturazione, mai iniziata, ha portato alla luce altri sprechi, devastazioni e furti. I primi sardi sono stati i maddalenini, almeno seimila anni fa, forse anche prima, quando le prime presenze umane iniziarono a popolare la Sardegna sostarono nelle isole di Santo Stefano, Spargi e a Monte d’Arena a La Maddalena, lasciando i loro manufatti, poi studiati e catalogati, trasferiti altrove, non visibili alla Maddalena. Alcune tracce di maddalenini-preistorici furono scoperte anche nella parte alta della panoramica (località Spalmatore), che qualche gentiluomo ha in parte distrutto per trafugarne le pietre, forse per ornare il giardino della sua villa. Storie che partono dal ritrovamento di navi romane con il loro carico di anfore (300 a.c. e 300 d.c.), l’ammiraglio Horatio Nelson, Giuseppe Garibaldi e donna Clelia, Napoleone Bonaparte, il Barone Des Geneys, la prigionia di Benito Mussolini a villa Weber, le tante altre storie di famiglie nei fari dell’arcipelago e la più recente storia che ha visto la trasformazione dell’ex arsenale a struttura per il G8, gran parte dei ricordi sono finiti in altri luoghi oltre Tirreno o al macero. Nell’isola di Spargi, anch’essa ricca di storia, infatti, nel mare che la circonda sono state rinvenute diverse navi romane risalenti al 300 a.c., le sue anfore sono custodite nell’isola e a Sassari, qualcuna in qualche altro luogo nel territorio nazionale, il Ministero dell’Ambiente qualche anno fa ha ristrutturato parte delle abitazioni militari (circa 1 milione di euro), arredate di tutto punto, ma da molti anni sono lasciate al proprio destino e in mano a vandali. Le varie isole comprendono un’infinità di fortezze, caserme e depositi munizioni, anche nascoste sotto le rocce, in gran parte distrutte per ornare ville della costa: granito, pietre particolari, legno, cammini ecc. Tutto ciò poteva essere evitato, almeno a Caprera, se le telecamere dell’antincendio fossero state in funzione (48 stazioni di sorveglianza in tutta la Sardegna, compresa Caprera, per una spesa di oltre 50 miliardi delle vecchie lire). Nell’isola di Santo Stefano, che fino al 2008 ha ospitato la Base Usa, ci sono diverse fortezze (Torre Quadrata o napoleonica, 1773, Forte San Giorgio e altre diverse strutture militari). Nel 1999 La Comunità Europea ha stanziato un ingente somma (circa 800 milioni), per risistemare la Torre Quadrata, o napoleonica (vedi foto 3 e 3 bis), ma da allora, nonostante a un centinaio di metri esiste l’insediamento Valtur, la Torre è presa di mira da atti vandalici e furti. Stesso discorso vale per il Forte San Giorgio (vedi foto 4). Nella Torre quadrata (1793) Napoleone potè con tutta tranquillità installare una batteria di cannoni da campagna rinforzata da un obice e da altri pezzi di minor calibro e il del 24 febbraio ebbe inizio il bombardamento, fortuna volle che l’equipaggio francese della corvetta che, doveva sbarcare a La Maddalena, si era ammutinato (foto 5 veduta dalla Torre da dove è stata bombardata La Maddalena). Di recente ristrutturazione il Forte dei Colmi, utilizzato per manifestazioni canore e teatrali, ma nessuno ha mai indagato dove fossero finite tutte le lastre di granito sottratte, sostituite oggi da ‘granito’ cinese, alla batteria di Arbutci (700 mila euro con soldi Interreg), inaugurato dall’ex Governatore Renato Soru nel Gennaio 2009 poi trasformato in museo (vedi foto 6). Dalla batteria di Arbutrici, a quella di Teialone (con vista a 360 gradi), il deposito munizioni di Candeo, costruito in riva al mare e nascosto sotto le rocce, Poggio Rasu inferiore e superiore, la batteria di Stagnali e Punta Rossa, fino a qualche anno fa zona di addestramento per gli incursori della Marina Militare (foto 7), dove sono evidenti i furti di granito. Tutte le batterie e le fortezze sono state spogliate e devastate, in tutte le isole, mentre nel regno dell’Eroe dei due mondi (Giuseppe Garibaldi), tra orto botanico mai concluso (300 mila euro), e parcheggio fotovoltaico (oltre 200 mila euro), mai portato a termine, il danno e lo spreco è più evidente. Anche l’isola principale è ricca di forti che con i loro cannoni controllavano l’intero arcipelago, dove siano finiti non si ha notizia (foto 8). Villa Weber (vedi foto 9), oggi di un privato olbiese, ha ospitato Benito Mussolini (dal 7 al 27 agosto 1943), durante la sua prigionia, presenta importanti crepe e degrado. Per concludere alla trasformazione dell’ex arsenale in struttura per il G8, poi trasferito all’Aquila. Della oltre secolare storia è rimasto poco o niente, molte opere degli operai o residui militari sono finite al macero o hanno preso il largo oltre Tirreno. Il Ministero dei Beni Culturali, Regione, Provincia, Comune e Parco Nazionale nonostante le segnalazioni non hanno ritenuto opportuno intervenire. Una ricchezza, in un momento dove tutti sono alla ricerca di un posto di lavoro, che si è trasformata in povertà. fortezze okwebber

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